La provincia di Frosinone è tra le prime dieci in Italia per le esportazioni nel mondo e tra le prime cinque per quelle negli Stati Uniti.
Lo certifica l’analisi sui primi nove mesi del 2025 della Cgia di Mestre.
Dopo la contrazione del 2024 sul 2023 (-3,3 miliardi di euro, pari a -0,5 per cento), da gennaio a settembre del 2025 le esportazioni italiane nel mondo sono tornate a crescere e hanno registrato un incremento di 16,6 miliardi di euro (+3,6 per cento)
Anche le nostre vendite verso il mercato statunitense hanno segnato un risultato positivo: l’aumento è di 4,3 miliardi di euro (+9 per cento).
È verosimile che questo risultato – dice la Cgia – derivi dal fatto che i consumatori american abbiano “anticipato” gli acquisti di merci italiane prima dell’entrata in vigore dell’aumento delle tariffe doganali avvenuta l’estate scorsa. Anche se un quadro più chiaro sulle ragioni si avrà solamente nelle prossime rivelazioni.,
Fatto sta che la provincia di Frosinone – nel periodo in esame – ha visto aumentare, trainata dal comparto farmaceutico, le esportazioni nel mondo del 29,8 per cento e negli Stati Uniti – rispetto ai primi nove mesi del 2024 – addirittura del 237,4 per cento; pari a 3,4 miliardi di euro. A Latina nei primi 9 mesi del 2025 le vendite aumentano nel mondo di un +4,7 per cento. Scendono – invece – del 30,6 negli Stati Uniti.
Roma e provincia fanno registrare un +10 per cento di export nel mondo e un +25,6 negli States.
L’export di Rieti nel mondo segna un +48,2 per centro. Leggera discesa per le esportazioni negli Usa: -1 per cento.
Leggero aumento delle vendite nel mondo anche per la Provincia di Viterbo: +1,5 per cento. Mentre negli Usa si registra un calo del 17,1 per cento.
Prendendo in esame i primi 50 gruppi di prodotti esportati che rappresentano il 90 per cento del totale, nei primi 9 mesi del 2025 gli incrementi di vendita nei mercati di tutto il mondo hanno interessato, in particolare, la nostra produzione di navi e imbarcazioni (+51,6 per cento), i medicinali e i preparati farmaceutici (+37,6), i metalli preziosi5 (+32,4) e gli aeromobili (+25,5). Male, invece, la gioielleria (-14,7 per cento), i prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio (-13,6) e le auto (-10).





